Arte solidale, fate presto prima che sia troppo tardi: la nostra lettera al Corriere
- Ufficio Stampa PSFF
- 13 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Il direttore artistico del Picentia Short Film Festival Antonio Palo ha inviato, a nome di tutta la direzione, al direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D'Errico in risposta ad un precedente editoriale sulla cultura e sui contributi statali e regionali nell'ambito.
"Gent. le direttore,
Condivido a pieno la Sua tesi e le Sue proposte, e mi auguro che chi abbia la possibilità di leggerla e di intervenire oggettivamente possa farlo al più presto.
Le Regioni possono fare davvero tanto. Da anni in Campania si protrae, nel settore degli eventi culturali e dello spettacolo, una doppia linea politica. Da un lato essa mira al finanziamento di grandi e costosi eventi tenuti in gran parte da enti o fondazioni private che, a fronte di grandi numeri in termini di spettatori o grandi ospiti, non mancano tuttavia di ingenti indebitamenti. Dall'altro invece vi sono contributi di minor entità ma nel complesso consistenti a, usando le Sue parole, “sagre e festicciole paesane”. Cosa ha generato questa scelta: ci sono grandi eventi che si reggono quasi esclusivamente su fondi pubblici, senza i quali non avrebbero ragione di esistere; ci sono poi piccoli eventi che non hanno nulla di culturale. La Cultura, l'Arte, il Cinema, il Teatro, la Musica e il resto sono passati in secondo piano, e in molti casi ci sono restati, per non parlare di chi, sconosciuto, vi lavora o vi collabora. Questa linea politica non può essere personalmente ed eticamente condivisa: l'ideale sarebbe innanzitutto evitare la "polarizzazione" dei luoghi della cultura (o per lo meno evitare che il divario tra centri e periferie continui ad allargarsi), dando spazio - in termini di finanziamento - a parametri di giudizio che esulino dalla quantità, ma che siano incentrati sulla qualità, sul merito e sulle competenze, sulla sostenibilità economica degli stessi, nonché sulla valorizzazione del territorio su cui hanno luogo e delle professionalità che vi prendono parte. Ci sono, come Lei giustamente ha fatto notare, una platea di "invisibili", spesso con elevate competenze professionali e settoriali, che mai come ora rischiano di pagare un prezzo ancora più alto di quello già pagato in un periodo di ordinaria normalità.
Il problema non è solo politico, ma anche socio-culturale: alla sfortuna di appartenere ad una categoria, quella dei professionisti della cultura e dello spettacolo, ignorata dal mondo politico e priva di alcun riconoscimento, si aggiunge la battaglia di ogni giorno contro la perpetua ed errata visione di 'volontariato' gratuito (o sottopagato): ma la Cultura è Lavoro, e il Lavoro va retribuito.
Mai come in questo periodo di crisi urge perciò rinnovare in termini di equità, efficienza e solidarietà un sistema culturale affinché sappia mettere al centro non vuoti e blandi contenuti esteriori ma le Persone.
Infine, in riferimento ad alcune critiche alla Sua lucida e lodevole analisi, sembra opportuno citare Giancarlo Sammartano: "E chi vi insegnerà tutto questo? Quando vi troverete davanti agli insegnanti fategli una domanda semplice. Guardandoli fissi, però. Se vi daranno una risposta complicata, contorta, parlando di emozioni, di sogni, di gioia, di volo, felicità, liberazione, ridetegli in faccia. Vogliono essere serviti, non servono. Non conoscono l'oggetto, non hanno l'idea essenziale. Non sanno dove sono, come faranno a trovare l'uscita? Non lasciatevi traviare, che il tempo è breve". E proprio perché il tempo è breve, va rinnovato l'invito a chi di dovere: fate presto, prima che sia troppo tardi!"

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